Ben trovati nuovamente per leggere insieme questa seconda parte della recensione del Fezz Audio Mira Ceti effettuata da Marcin Olszewski e Jacek Pazio della rivista Sounrebels. Come al solito vi propongo la traduzione in italiano dell’articolo originale che potete trovare a questo indirizzo. Il materiale pubblicato è di proprietà della rivista Soundrebels e tutti i crediti sono degli autori.
Tutte le risorse in Italiano sui prodotti Fezz Audio sono disponibili sul nuovo sito www.fezzaudio.it
Questa recensione è veramente “fuori scala”. Il nostro Eroe è stato testato all’interno di un setup estremo del costo di oltre 100000 euro in cui un singolo paio di cavi costa più dell’amplificatore stesso!
Quale sia l’utilità di una simile prova è difficile a dirsi, ma è curioso come un piccolino come il Mira Ceti se la possa battere con mostri che costano venticinque volte più di lui! E pure pilotando dei diffusori da 40000 euro che definire “pesanti” è un eufemismo…
Detto questo buon divertimento con la versione audiofila di Davide vs. Golia !
Per aprire il nostro incontro di oggi, vorrei affermare con grande piacere che, nonostante la nostra rivista “soundrebels” si avvicini al giro di boa dei quattro anni di duro lavoro di mantenimento del portale su dispositivi audio, posso ancora dichiarare senza un problema che questa attività, anche se affaticante a volte in termini di logistica, mi porta ancora un grande piacere. E non è vero che questo accada solo quando ho la possibilità di utilizzare alcuni prodotti noti, molto costosi e internazionali, perché, nonostante sia evidente che questi siano la parte maggiore del nostro portfolio, siamo altrettanto interessati ai prodotti nazionali, in particolare a un gruppo di una dozzina di produttori polacchi che abbiamo inserito novero dei nostri apparecchi recensiti.
Sì, infatti, prima di esaminare un prodotto particolare, il pretendente deve farci presagire positivamente, e se così accade, la procedura per l’analisi dell’apparecchio è talvolta solo una questione di comunicare dettagli e concordare un piano specifico di quando quest’ultimo verrà consegnato all’indirizzo della nostra redazione. E a sostegno di quanto detto oggi presentiamo proprio un amplificatore a valvole di produzione nazionale. Ma ahimè, come detto, non basta che un prodotto abbia semplicemente origine nelle vicinanze della Vistola per far fronte alle nostre aspettative.
A questo punto, a sostegno dei nostri presupposti pre-test (stante una ottima impressione e un più che positivo responso commerciale), devo confessare con confusione che, nonostante la nostra bella riunione durante l’esposizione dello scorso anno a Monaco di Baviera, è solo ora che l’offerta di punta del produttore, il loro amplificatore con le 300B, dopo più di otto mesi di presenza sul mercato, è giunto nelle mie umili stanze.
Quindi, dopo una breve introduzione alla realtà della produzione nazionale, invito tutti a seguirci per i pochi paragrafi di un incontro con un amplificatore del marchio Fezz Audio nella forma di Mira Ceti, un modello che aspira al titolo nobiliare dell’amplificazione a valvole. Per amor di formalità, è bene precisare che il dispositivo sottoposto a prova è stato fornito dal produttore stesso.
L’amplificatore integrato in oggetto è un tipico rappresentante dell’arte di progettazione di apparecchi che si basano su tubi a vuoto. Senza cercare artificiose descrizioni estetiche, devo dire che il telaio si presenta con un aspetto molto essenziale con le graziose coperture cromate dei trasformatori d’uscita in evidenza. Sarebbe sbagliato supporre che si tratti di una copia di un design già visto e rivisto al limite della noia perché, nonostante la sua classicità, questa semplicità, impreziosita dall’illuminazione ambrata dei tubi, è il punto forte dell’amplificatore.
Mi sto lamentando? Per nulla. Di tanto in tanto, prodotti simili hanno visitato la mia casa, e non ho mai sentito nessuna noia, anche se tutti erano dispositivi molto simili. Non mi stupirebbe se qualcuno mi volesse definire un vecchio brontolone, ma penso che la ragione principale del persistere di tali percezioni positive continui è l’inevitabilità di una certa forma dettata dalle necessità di ingegnerizzazione .
Ma allontaniamoci dalle riflessioni che riguardano la bellezza del case, pieno di tubi di vetro e coperture cuboidali, e concentriamoci sui controlli e sulle connessioni. Cominciamo dal pannello frontale. Questo è occupato, senza eccessivo affollamento, da solo due manopole ricavate dal pieno sulle sue estremità (volume a sinistra, selezione a destra) mentre Il centro è occupato da una targa in metallo con il logo del marchio.
Spostandosi verso la parte posteriore dell’amplificatore, si nota che sul lato sinistro dell’unità è presente un set di terminali RCA misteriosi, insieme ad un commutatore, utilizzato per attivarli. Questo è un ingresso diretto nella sezione dell’amplificatore di potenza, che sembra essere stravagante per un dispositivo così semplice. Non so quanti clienti lo useranno, ma in fondo è sempre meglio averlo, piuttosto che non averlo. Per concludere questo paragrafo con una descrizione del piano posteriore, è necessario ricordare che il progettista offre tre ingressi RCA di linea, un set di terminali per gli altoparlanti da 4 e 8 ohm e un interruttore di alimentazione.
E, se aggiungiamo che c’è un telecomando incluso che si presenta con un design interessante e che si sente bene in mano, si scopre che nonostante la iniziale essenzialità il progetto Mira Ceti – si rivela visivamente un prodotto molto interessante.
Ora che andiamo verso la sostanza, per tutti e quelli che sono interessati ad acquistare questo amplificatore, permettetemi di parafrasare i boss di Cezary dal film di culto polacco “Cani”.
Ho due notizie: una buona e una buona.
La prima buona notizia è che Mira è in grado di dare buoni risultati facilmente anche con quegli altoparlanti che non sono adatti a lui in termini di efficienza (ricorda che questo amplificatore genera solo 8 watt , cosa che ci porta ad una necessariamente corretta selezione di diffusori adatti). L’altra buona notizia è che se il connubio con gli altoparlanti disponibili non soddisfa pienamente le aspettative, i risultati sonori possono essere “leggermente” rifiniti facilmente tramite la scelta dei cavi. Come hai probabilmente notato, ho postola parola “leggermente” fra virgolette. Perché? Beh, anche se già più volte ho sentito o letto di metamorfosi che gli audiophiles sperimentano dopo aver scambiato alcuni cablaggi, ho la tendenza a percepire tali modifiche come semplici ritocchi cosmetici, e non come un mezzo per elevare una configurazione a superiori classi qualitative. Fine della storia. Quindi, in questo caso, dove sono le altre buone notizie? Ebbene è esattamente questo: il fatto di percepire una chiara differenziazione del suono dopo aver introdotto modifiche a qualsiasi tipo di cablaggio, detaglio su cui tornerò in un’altra parte del testo.
Il soggetto “Mirka”, come consuetudine coi prodotti da me testati, ha avuto due diverse fasi.
Tuttavia, questa volta, a causa della limitata potenza del dispositivo e dell’efficienza degli altoparlanti disponibili all’interno del club audiophile KAIM, in relazione alle efficienze dei miei altoparlanti, ho dovuto prima verificare se non fosse il caso di effettuare qualche ascolto altrove.
La grande maggioranza delle mie esperienze, collegando tali dispositivi di potenza limitata, è stata positiva, quindi non ho esitato a collegare il Mira Ceti nella mia catena d’ascolto.
Il risultato? Molto sorprendente.
Perché? Questo è molto interssante, ma le mie preoccupazioni erano piuttosto correlate alla mancanza di controllo dell’ amplificator dovendo pilotare i miei grandi woofer di quasi 40 centimetri di diametro, all’interno dei diffusori austriaci. Invece, come si è scoperto, il basso generato è stato sorprendentemente solido e con un ottimo controllo.
Inoltre, come i miei pregiudizi in merito mi facevano temere, mi aspettavo i frequenti effetti collaterali di utilizzo di tubi 300B che si concretizzano di solito come un abbondante flusso di miele nella presentazione della musica. E sinceramente parlando non avrei nemmeno visto niente di sbagliato in questo, se non per l’ effetto collaterale, che sostanzialmente uccide la vitalità del suono.
Ma con mia sorpresa, seguendo il suono fino ai confini della banda audio – almeno nella mia installazione – la musica generata, amplificata da questo dispositivo polacco Single Ended a Triodi, era decisamente fresca nella sua percezione.
Questo ha delicatamente raffreddato la presentazione , ma è sembrato come se mi chiedesse in modo sornione : stai finalmente ascoltando il suono per te?
Non è una riproduzione a livello del Gryphon danese, che, devo ammettere, trovo in certa misura attraente, ma fin dal primo momento ho capito che l’eroe dell’odierno ascolto apre nuovi percorsi, che vanno oltre a quelli che sono codificati nella mia memoria di modelli di texture del suono.
Dopo aver inserito i cavi Hijiri dappertutto la texture del suono ha preso un po’ di colore e contrasto.
Ma la questione è che, quando ho collegato questo amplificatore in una catena giapponese, mi aspettavo che il suono perdesse un po ‘di peso, piuttosto che guadagnare colore.
In sintesi, dopo aver ottimizzato la configurazione finale con riguardo al modo in cui il mondo è dipinto da questo prodotto polacco, le cose sono diventate abbastanza interessanti da presentare gli effetti ottenuti con alcuni dischi di esempio.
Comincerò la mia panoramica dei dischi d’argento con Diana Krall e la sua produzione “All For You”. Qui le mie percezioni, i sentimenti non sono molto definiti. Da un lato, purtroppo, la voce dell’artista ha perso una parte della sua intimità, ma d’altra parte ho ricevuto un ulteriore rinforzo di molti dettagli che riguardano la sua espressione facciale mentre emettono suoni gutturali. Non sono sicuro di come lo si percepisca, ma ogni ascoltatore e la sua configurazione audio tendono a prediligere aspetti diversi, quindi ritengo che la linea di divisione tra i favorevoli e gli avversari di tale tipo di presentazione si porrà in prossimità della media , zero. Pertanto, la decisione di “buona” o “cattiva” è a te. L’ovvia conseguenza di pennellate così nette nella ri-creazione di una performance musicale è stata una buona definizione delle sorgenti virtuali, con un leggero assottigliamento della scena virtuale.
Fortunatamente, non nel senso di perdere l’accesso allo sfondo, ma solo di percepire ogni formazione in modo più compatto. Una simile percezione l’ho avuta con l’ascolto della musica antica.
A causa di un certo alleggerimento, la voce di un cantante solista, mi sembrava mancare di una parte dell’energia. Allo stesso modo gli strumenti tipici di questo genere musicale sembrano riproporre un tono più freddo di quanto mi sarei aspettato da un apparecchio a valvole.
Ma ogni nuvola ha la sua fodera in argento .dopo tutto il mio puntare il dito verso il modo di suonare di questo apparecchio non bisogna dimenticarsi a che pubblico sia destinato questo amplificatore. In questa prova si è scontrato con un pubblico di altissimo livello e particolarmente sensibile a ogni mancanza in termini di risoluzione.
Sì. Il soffio d’aria fresca che ci porta il Mira Ceti è piuttosto una sottolineatura del suono piuttosto che una maggior quantità di informazione, ma le conseguenze di una simile cura ad un impianto magari un po’ troppo scuro, come è stato causato dalla Mira, è piuttosto un punto di evidenziazione del suono, piuttosto che una dose di informazioni pura, ma le conseguenze dell’applicazione di un tale trattamento a una impostazione troppo scura saranno di garantire un maggior senso di libertà al soundstage e magari di spostarsi maggiormente verso quello che l’ascoltatore cerca.
Alla fine del mio incontro con il know-how tecnico polacco, Vorrei ricordare grande prova di resistenza di Mira in termini di mantenimento del controllo sugli altoparlanti sottoposti a una sessione di ascolto ad alto volume con un gruppo chiamato Percival Schuttenbach. Ovviamente, il folk-metal non è il genere ceh si crederebbe più adatto, tuttavia, è stato utile per effettuare un test di durata dell’alimentazione. Risultato? Francamente, nella mia percezione – positivamente sorprendente.
L’amplificatore ha combattuto una lotta coraggiosa, fino ad una notevole deflessione della manopola del volume, ma è evidente che quando ha colpito la posizione “11:00 AM”, ha cominciato a segnalare una lieve mancanza di respiro. Comunque non posso biasimare questo comportamento perchè,pur non funzionando in una configurazione ottimale , l’amplificatore è stato in grado di salire tanto col volume, soprattutto considerando la potenza di 8W, fino a livelli che non si raggiungono ogni giorno , e ha presentato il materiale in modo molto chiaro, mostrando le azioni degli artisti, compreso una comprensione completa del testo, esattamente come urlato dal frontman.
L’unica sfumatura che mi mi permette di lamentarmi un po’ a seguito dell’ascolto di questo disco è la perdita di massa dei riff di chitarra. Sì, questi erano presenti sulla scena, ma hanno fatto un decisivo passo all’indietro.
Sorprendentemente il controllo e la presenza dei bassi, come in precedenza, mi hanno dato nuovamente un grande piacere.
Alla fine di questa avventura con l’amplificazione polacca voglio riassumere quello che abbiamo percepito durante gli ascolti.
Come accennato all’inizio, questo amplificatore può fare miracoli. Non a causa della sua capacità di tenere gli altoparlanti al guinzaglio indipendentemente dalla loro efficienza, ma piuttosto per la capacità di gestire carichi difficili.
Non so perchè, ma con gli altoparlanti, che per definizione sono dedicati all’amplificazione a valvole, avendo un buon dato di efficienza di 88dB , l’ampli sembrava un signore anziano, sopraffatto dalla vita, ma poi, di fronte a casse che vantano solo 84 decibel di l’efficienza,ha iniziato a suonare in modo vivace e colorato, in modo che per il resto di quella sera, abbiamo passato il nostro tempo ad affinare bene il suono giocando coi cavi, usando le cose che ho portato con me. Una collezione di cavi che includono i Siltech Triple Crown, che raggiungono livelli di prezzo stratosferici.
So che è stata una combinazione non adatta, ma indipendentemente dal livello dei prezzi dei componenti che abbiamo mescolato, abbiamo ricevuto un chiaro messaggio che in caso di problemi minori abbiamo un margine di messa a punto per regolare l’amplificatore a nostra preferenza.
Come accade con amplificatori di potenza limitata, il modo in cui si fondono in un ambiente specifico non è affatto ovvio. Se qualcuno pensa diversamente, deve ancora rileggere ancora una volta quello che ho scritto. Questi sono stati fatti reali e non solo scritti come elucubrazioni di eventi immaginari, per aiutare il produttore. Quindi, considerando i risultati finora osservati, relativi ad una buona sinergia dell’amplificatore Mira Ceti con un sistema già esistente, la parola “sicuramente” la potrei solo usare in un caso.
Sicuramente questo amplificatore è la scelta perfetta per ridare vita ad alcuni impianti un po’ troppo “morti” e pesanti. Il risultato complessivo, relativo agli effetti della sinergia totale, dipenderà in gran parte dall’efficienza degli altoparlanti.
Ma ecco qui una piccola sorpresa.
Per quanto riguarda i set di altoparlanti che hanno efficienza di 90 decibel o superiori non ci sono davvero problemi e non eliminerei il Mira Ceti dalle possibili scelte dovendo amplificare un carico difficile.
Avvicinandosi alla fine della storia e dovendo mettere tutto nella giusta prospettiva in relazione al mio impianto, è necessario notare chiaramente che questo amplificatore integrato non è da porre nell’olimpo degli audiofili. Ma basta guardare il suo prezzo per accorgersi che non è a questo che si vuole mirare.
Pertanto posso tranquillamente affermare che nonostante il suo suono sia qualcosa di diverso dal modello generalmente prevalente della riproduzione, è davvero un’opportunità molto interessante.
Secondo me, la decisione di portarsi a casa o meno questo amplificatore non ha a che fare con l’efficienza o la facilità di pilotaggio dei vostri altoparlanti. E’ semplicemente una questione di decidere se vogliate imparare qualcosa di più sugli amplificatori a valvole.
Jacek Pazio
Manufacturer: Fezz Audio
Price: 2500 € incluso telecomando.
Technical data:
Output Power: 2 x 8W
System type: Single Ended, Class A
Tubes: 2 x 300B (output stage), 6N8S x 2 (preamplifier & Controls)
Output Impedance: 4Ω / 8Ω
Inputs: 3 x RCA
THD: <0.4%
Frequency response: 20Hz-45kHz (-3dB)
Power consumption: 80W
Fuse: 3.15 T
Weight: 14 kg
Dimensions: 340x360x215mm
bias setting: automatic
Optional accessories: remote control, HT (pre-in) input
L’impianto utilizzato nel test:
– Source: Reimyo CDT – 777 + DAP – 999 EX Limited
– Line preamplifier: Robert Koda Takumi K-15
– Power amplifier: Reimyo KAP – 777
Loudspeakers: Trenner & Friedl „ISIS”
Speaker cables: Tellurium Q Silver Diamond, Harmonix SLC, Harmonix Exquisite EXQ
IC RCA: Hijri „Milon”
XLR: Tellurium Q Silver Diamond
IC Digital: Harmonix HS 102
Power cables: Harmonix X-DC 350M2R Improved Version, X-DC SM Milion Maestro, Furutech NanoFlux – NCF, Hijiri Nagomi
Table: SOLID BASE VI
Accessories: Harmonix TU 505EX MK II, Stillpoints „ULTRA SS”, Stillpoints „ULTRA MINI”, antivibration platform by SOLID TECH, AC Harmonix Enacom Improved for 100-240V, Harmonix Room Tuning Disk Mini RFA-80i
– Power distribution board: POWER BASE HIGH END
Analog path:
– Turntable:
Drive: SME 30/2
Tonearm: SME V
Cartridge: Miyajima Madake
Phonostage: RCM THERIAA