Un vinile da 430 dollari

Una breve introduzione: questo articolo è il primo che il nostro Ghost Writer ci propone a commento delle nostre audio-abitudini (o manie?). Spero che sia il primo di una lunga serie di commenti espressi dal punto di vista di chi conosce la nostra passione vivendola dall’esterno e ci restituisce il nostro mondo con un pizzico di obiettività in più.

Aspetto con ansia i vostri commenti!

Germano Ricci

 

Entrare nel nostro negozio di fiducia, scorrere con calma i titoli dei dischi in vinile, ammirare le copertine e poi sceglierne uno, non senza una certa amarezza per aver abbandonato tutti gli altri album sugli scaffali. Infine attaccare l’impianto, alzare il volume e immergersi completamente nella musica, dimenticando il resto del mondo per qualche decina di minuti. Chiunque sia appassionato di musica ha praticato almeno una volta nella vita questo “rituale”, indipendentemente dal genere ascoltato e al di là del fatto che l’album appena acquistato fosse una nuova scoperta o un pezzo mancante nella discografia dell’artista preferito.

Oggi la sacralità dell’ascolto si sta perdendo a favore della diffusione della musica digitale consumata on the go. È possibile dunque, nell’era degli smartphone, di iTunes e Spotify, che ci sia ancora qualcuno disposto a spendere centinaia di euro per un disco?

Ovviamente la risposta è .

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Un’ulteriore dimostrazione viene da un articolo apparso su Analog Planet, in cui l’autore, niente meno che Michael Fremer,  dichiara di aver speso volentieri ben 430 dollari per la ristampa di un album di un’artista brasiliana (di chiare origini italiane, anche se nata da genitori di nazionalità francese), oltretutto a lui sconosciuta fino al momento dell’acquisto. Si tratta di una forma sofisticata di collezionismo, che coinvolge in questo caso l’aspetto tecnico: l’acquirente è un appassionato audiofilo che pone molta attenzione ai processi e agli strumenti con cui viene realizzato il disco, più che al contenuto.

Esiste anche un altro modo di collezionare dischi, partendo dalla passione per un genere musicale o per un artista. Anche in questo caso non è difficile trovare persone disposte a spendere centinaia di euro per un’edizione particolare della loro band preferita, magari divenuta introvabile con il passare degli anni.

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La copertina del vinile originale

Il disco in vinile è ancora oggi il formato prediletto da esperti e amatori, nonostante gli sforzi, peraltro efficaci, compiuti dalla tecnologia digitale per ottenere riproduzioni musicali di altissimo livello. La musica digitale infatti rimarrà sempre priva di quella componente fisica che caratterizza gli LP, fatta di tanti piccoli particolari, come il suono della puntina che accarezza la superficie del disco, e che lo rende un oggetto da collezionare.

E voi per quale disco fareste una follia?

G.W.

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