Storie di Audiofilia

Storie di Audiofilia – L’HiFi Wigwam Show – Seconda Parte

Seconda parte del reportage di Alex Petridis dall’HiFi Wigwam Show. Dopo essersi addentrato nel meraviglioso mondo degli audiofili nel loro habitat naturale e aver fatto l’esperienza quasi extrasensoriale della musica in 3D, Alex approfondisce l’argomento scottante delle relazioni interpersonali tra gli audiofili e il resto del mondo.

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Le case discografiche stanno sperando di promuovere la musica ad alta definizione, i download di qualità superiore al CD. Neil Young sta tentando di smerciare Pono, il suo lettore digitale ad alta definizione. Lo strano insieme di pop star che salirono su un palco a New York nel marzo del 2015 e cominciarono a comportarsi come se avessero scoperto il modo di curare tutte le malattie conosciute, avevano cercato di portare l’interesse del pubblico su Tidal, il servizio di musica in streaming che offre una qualità del suono migliore di Spotify a 20 Euro al mese di sottoscrizione.

Naturalmente lo hanno fatto: teoricamente ci sono un sacco di soldi in ballo. Se le case discografiche sono in grado di convincere il pubblico che ha bisogno di musica in download ad alta definizione, allora potrebbero tornare di nuovo in voga i CD. Significa che i fan della musica ricompreranno la loro intera collezione di CD a un prezzo premium. Se trovi strano che all’improvviso le star siano così preoccupate della qualità del suono – dopotutto non abbiamo mai sentito i Beatles lamentarsi che ascoltare la loro musica su una radio a transistor o su un vecchio, scadente Dansette potesse in qualche modo sminuire la loro capacità artistica – ebbene, è là che si annidano i soldi in questo momento. C’è meno denaro nella musica vera e proprio che nei mezzi attraverso i quali la musica è distribuita e suonata.

Auguriamo loro la miglior fortuna, perché ne avranno bisogno.

Per gli ultimi 40 anni, ogni più grande avanzamento tecnologico nell’ambito dell’alta fedeltà che abbia attecchito ha avuto come oggetto la comodità piuttosto che la qualità del suono, esattamente come il walkman, l’MP3, l’Ipod e lo streaming. Persino i CD furono pubblicizzati per la loro misura ridotta e per la loro supposta indistruttibilità. Quelli che provarono a tentare il pubblico soltanto con il suono furono gli unici che sbiadirono, morirono e oggi giacciono dimenticati: Quadrophonic, Super Audio CD, DVD-A, Blu – Ray Audio. Al grande pubblico, a quanto pare, non frega un bel niente del suono.

Tutto questo fa degli audiofili una sorta di setta a parte. Il loro mondo appare profondamente arcano, persino per gli standard di quello che si potrebbe chiamare ricera del lusso. Ci sono programmi TV dedicati a sbavare sulle auto di lusso. C’è sempre spazio nei supplementi domenicali per gli articoli in merito al buon vino. Tra le pagine di una rivista per uomini si potrà trovare materiale su completi, scarpe e orologi che nessuna persona normale si sognerebbe di acquistare. Si tratta di aspirazioni.

I media mainstream però non si interessano degli audiofili. Tutti conoscono la Bugatti Veyron, ma nessuno al di fuori della comunità degli audiofili ha mai sentito nominare le grandi manifatture di impianti hi – fi di fascia alta: Audio Note, Puresound, Andvantage, Nagra.

Questo potrebbe verificarsi perché molti hobby riguardano l’apparire: se guidi una Bugatti Veyron o porti un Rolex Oyster al polso, stai facendo una dichiarazione molto pubblica in merito a te stesso. Un impianto hi – fi di fascia alta però non è una dichiarazione pubblica. E’ annidato da qualche parte nella tua casa, non in un punto non pubblico, a meno che tu non decida di smantellarlo e trasportarlo fino a qualcosa come l’HiFi Wigwam Show, e persino allora solo gli altri audiofili – e lo strano ficcanaso di Esquire – lo vedranno.

Nonostante l’atmosfera conviviale dell’HiFi Wigwam Show, essere un audiofilo sembra una ricerca stranamente solitaria.

Ci sono quelli felici di invitare i propri amici non audiofili per una sessione d’ascolto, ma sembrano in inferiorità numerica rispetto a coloro che tengono il proprio interesse per se stessi e per gli altri membri della propria tribù. Steve mi dice di credere che l’audiofilia attragga “le persone un po’ introspettive, un po’ timide se si vuole generalizzare”. Gli altri parlano dell’audiofilia come se si trattasse di una religione: non andresti in giro a tentare di presentarla ai tuoi amici non credenti.

audiofilia
Una delle molte stanze in cui si è svolto l’HiFi Wigwam Show 2017

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“E’ una sorta di segreto” dice Jason, un insegnante quarantaseienne con un accento del West Country, maniere abbastanza serie e un sistema a “sei figure”.  Steve afferma di “mangiare, pensare e respirare hi – fi” ma, nonostante questo, dice: “Non ne parlo mai a nessuno quando sono al lavoro. Non capirebbero”. Lo dice in maniera molto enfatica, e potrebbe aver ragione.

Preoccupato dal fatto che quel che chiama elettricità “sporca” alteri in maniera negativa il suono che il suo impianto produce, Jason ha ricablato la sua casa: il suo hi-fi è su un altro impianto di alimentazione rispetto al resto della casa, così da tirar fuori “l’elettricità più pura possibile”. “E’ una strada abbastanza solitaria per certi versi” dice. “Perché durante una sessione di ascolto, sei nella tua camera, è qualcosa che riguarda soltanto te e la musica”.

E’ un’ossessione che gli audiofili difendono anche dalle persone che sono loro più prossime. Ho sentito parlare di mogli di audiofili che condividono la passione del loro marito: tutti coloro con cui ho parlato sembrano sapere di un altro audiofilo alla cui moglie niente piace più di discutere lei sottigliezze dei software di correzione audio – ma non ne ho mai incontrato uno. Ho cominciato a chiedermi se non fosse una specie di leggenda metropolitana. Infatti, tenere il partner all’oscuro del tuo hobby sembra un’abilità tipica degli audiofili alla pari dell’essere in grado di individuare la differenza tra l’audio prodotto da due differenti marche di cavi.

La moglie degli audiofili

“E’ la più grande paura dell’audiofilo, no?” ghigna James, l’enormemente affabile fondatore di HiFi Wigwam, un forum on line che ha dato origine allo show. “Muoiono e le loro mogli vendono l’intero impianto per quel che gli altri dicono che costi”. Persino Trevor, un ingegnere in pensione che è arrivato agli estremi dell’audiofilia costruendo la sua sala d’ascolto (senza finestre, insonorizzata, curata a livello acustico, una struttura indipendente all’interno di un fienile accanto alla sua casa nell’East Anglia, completa di una porta di oltre cento chili piena di sabbia da costruzioni) suggerisce che sua moglie, la quale deve aver avuto il sentore che qualcosa stava succedendo quando arrivarono i carpentieri, ma non ha ben chiaro cosa succeda all’interno di essa.

“E’ qualcosa di cui mia moglie non sa niente” dice, quando lo incontro. “Tirerebbe senz’altro le cuoia se avesse un’idea vaga di quanto denaro ho speso”. Trevor usa l’eredità che gli è stata lasciata da uno zio, dice, così da non intaccare il bilancio familiare. Il suo impianto hi – fi è assicurato per 75.000 Sterline. Per provare che le vale tutte, chiude la porta che ha costruito di sua propria mano, abbassa le luci e mette su un CD di Oscar Peterson. Ed ecco di nuovo l’esperienza completamente sbalorditiva della musica tangibile in 3D. Glielo dico e Trevon annuisce felice: questo significa che ha creato una sala d’ascolto di alta qualità.

Come ogni audiofilo con cui ho parlato, Trevor sembra davvero un brav’uomo. Normale. Adora sua nipote, parla in maniera appassionata di cose che non sono l’alta fedeltà: la differenza culturale tra la Gran Bretagna e gli Stati Uniti dov’è nato, il suo periodo in Vietnam, dove ha servito nell’esercito fino alla fine della guerra. Vi piacerebbe. Forse sono stato fortunato: apparentemente ci sono dei veri casi clinici là fuori, persone che, per come la mette Trevor, “non porteresti a casa per conoscere tua madre.”

Ma tutto questo pone la questione: cosa mette un uomo sotto altri aspetti normale sulla via che conduce a commissionare una porta fatta a mano del peso di 300 libbre riempita di sabbia o a ricablare la propria casa con l’obiettivo della qualità del suono?

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L’illuminazione sulla via di Damasco – God is a DJ (and he is an audiophile)

Alcuni audiofili parlano di una sorta di illuminazione sulla via di Damasco: sono andati a casa di un amico dopo il pub, hanno ascoltato la musica che amavano da un impianto davvero buono e non sono più guariti. Laurie, uno scrittore del Suffolk  “quasi in pensione” mi racconta che, da ragazzo, la sua famiglia era povera: non potevano permettersi un giradischi, così dovette costruirsene uno con un grammofono a manovella e una selezione di 78 giri di Gracie Fields che qualcuno gli aveva lasciato in eredità. Laurie non fa un collegamento esplicito tra questo e quella che chiama “la quasi ridicola ossessione” con la musica di alta qualità della seconda parte della sua vita, ma potete fare gli psicologi amatoriali.

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La terza puntata del reportage sulla scoperta dell’audiofilia è in arrivo.

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