INTRO
Recentemente Germano Ricci, patron della ACME Elettronica, ha pubblicato un video su YouTube in cui elenca le tredici cose da sapere prima di acquistare un amplificatore integrato valvolare. Sono nozioni semplici, nulla di smaccatamente tecnico, ma molto utili per orientare il cliente verso il mondo dei tubi a vuoto. Un cosmo dal quale, dopo averlo conosciuto, probabilmente non si vorrà più scendere. Un filo conduttore guida il discorso di Germano, smontare le bufale che ancora oggi girano intorno alle “vecchie” valvole che, non si sa perché (ovvero lo si sa benissimo), nonostante l’invasione dei transistor dopo l’esordio del primo prototipo funzionante del 1947, reggono benissimo l’insulto del tempo. È un video che consiglio a tutti, anche agli audiofili che non sono più di primo pelo e hanno già conosciuto le valvole nel loro percorso. Qualcuno più smaliziato potrà considerarlo troppo basilare, adatto più ai neofiti che a lui, ma la sentenza latina d’incerta paternità “repetita iuvant” c’insegna, dall’alto della sua saggezza, che certe cose è bene ripeterle per non dimenticarle. Il “monologo” del simpatico Germano, sotto un tono bonario demolisce d’infilata una per una tutte le leggende metropolitane che circolano sui valvolari e che possono scoraggiare l’eventuale acquirente. Non si tratta di riaffermare con forza solo le sue superiori qualità soniche, l’impagabile naturalezza del timbro, la dinamica vivace, il calore, la ricchezza della tavolozza coloristica e delle sfumature.
A chi per esempio è perplesso sulla longevità delle valvole, dice forte e chiaro che una di segnale può durare da diecimila a ventimila ore, che diventano qualche migliaio per le finali di potenza. Quanto basta per anni e anni d’ascolti. Questo non significa che dopo tale periodo sarà da buttare, ma che modificherà i suoi parametri di emissione, perderà una parte insignificante della sua piena capacità di potenza pur continuando a funzionare correttamente. Che una paventata difficoltà di reperire i tubi a vuoto non sussiste, vista la corrente e abbondante produzione dei modelli più comunemente usati. Marchi di primo piano come Electro-Harmonix, Tung-Sol, Genalex e Sovtek producono ancora tubi di alta qualità e in quantità sufficiente a coprire la domanda attuale. Prima però di entrare nel merito della recensione, devo raccontarvi un piccolo antefatto. Io e Germano c’eravamo incontrati al Milano Hi-Fidelity nell’aprile scorso, mentre lui era impegnato in un ascolto in cuffia presso lo stand della Angstrom Audio Lab di Roberto Garlaschi. Ero di fretta, preso dal consueto report della mostra, ma ebbi il tempo di strappargli una promessa: la recensione di un amplificatore integrato valvolare del marchio che lui aveva da poco deciso di trattare, il Fezz Audio. Era una di quelle cose gettate lì per caso, alle quali sulle prime non si sa cosa rispondere. E lui: “Ti darò un Fezz α Lupi”. Passano circa quattro mesi ed ecco che questo valvolare entra a gamba tesa nella mia vita di audiofilo.
Ma nella scaturigine di questa mia ennesima recensione, non la prima riguardante elettroniche a valvole, entra anche un altro incontro che ho avuto con lui, più recente e molto più lungo: la visita che resi nel mese di agosto alla nuova sede milanese della ACME, una sala dalle dimensioni non enormi ma molto accogliente e ricca di oggetti decisamente interessanti. Lì mi sono intrattenuto per una piacevole chiacchierata di un paio d’ore, l’argomento all’ordine del giorno non era soltanto la nuova sede milanese dell’azienda di Gaglianico, ma proprio lui, il promesso α Lupi che, per l’occasione, abbiamo ascoltato in un impianto di alto livello. Ero giunto con i mezzi in Via Atto Vannucci, non perché non fossi automunito ma per il semplice motivo che oggigiorno circolare in macchina nella capitale lombarda è diventata una specie di Odissea. Un’avventura dalla quale è difficile tornare a casa senza aver collezionato almeno una multa, per non parlare del problema di trovare un posto per il parcheggio. Si sa, questo tipo di amplificazioni non pesano propriamente poco, come fare allora? Ecco che salta fuori nella vicenda una vecchia valigia della Roncato, ampia e robusta quanto basta per accogliere l’imballo dell’oggetto in questione.
BREVE STORIA DELLA FEZZ AUDIO
Fezz Audio è un’azienda polacca di carattere familiare che fa parte della compagnia Toroidy.pl, di proprietà di Lech Lachowski e dei suoi due figli Maciej e Tomasz. Lech fondò la Toroidy.pl Transformatory Lachowski nel 1992, come azienda di produzione di trasformatori toroidali. Dal 2005, quando il figlio minore Tomasz ha terminato l’università di tecnologia a Bialystok e ha iniziato a collaborare, si è deciso d’iniziare a sviluppare un lavoro su trasformatori di alta qualità (d’alimentazione e d’uscita) per applicazioni audio. Nel corso di questi lavori l’azienda ha maturato una notevole esperienza con l’elettronica audio e nel 2015 è stato creato un nuovo marchio, il Fezz Audio, oggi composto da ventiquattro persone. Il brand utilizza un nucleo speciale in acciaio (20 um) di tipo CRGO (Cold Rolled Grain Oriented) per i suoi trasformatori d’uscita, creati con un metodo esclusivo. Ne vengono inoltre costruiti per gli amplificatori Mira Ceti (Single Ended) con specifiche “AGTC Technology”, che è anche il nome della fabbrica interna utilizzante la Air Gap Technology Core. Per questi trasformatori è stato anche sviluppato uno speciale metodo di taglio del nucleo, a elettroerosione. Pure il metodo di avvolgimento e sezionamento è innovativo e consente di ottenere una larghezza di banda piatta nella gamma audio, insieme a una distorsione THD molto bassa e un alto fattore di qualità.
PERCHÈ UN VALVOLARE FEZZ AUDIO?
“Sto smerciando, non ti nascondo, queste macchine molto bene. In azienda avevamo fatto una previsione di vendita per l’anno e all’inizio di giugno l’avevo già raggiunta. Questo significa che piacciono e che la gente ha ancora le orecchie, oltre agli occhi”. È un’affermazione dell’amico Germano, importatore in Italia della Fezz Audio, che potrebbe sembrare legata a logiche di marketing mirate a creare la classica affermazione a effetto, tipo quelle simil-miracolistiche che si leggono spesso sui depliant pubblicitari. In realtà si tratta di un incontestabile dato di fatto che ha un suo perché. L’azienda polacca si discosta dalle tradizionali produttrici di questo tipo di amplificazioni per diverse ragioni. In genere, si pensa a un valvolare come a un qualcosa di molto costoso, a meno che non provenga da certa produzione orientale, ma questo è un convincimento che prima di tutti gli altri Maciej e Tomasz hanno voluto sconfessare. Un’occhiata al listino toglie ogni dubbio a riguardo, si va dai 900 euro dell’α Lupi ai 2350 euro del Mira Ceti, integrato Single Ended che monta la sublimi 300B. Un altro “atout” in possesso dell’azienda polacca, cruciale per la qualità del suono, sta nella grande competenza accumulata producendo trasformatori. Dietro di questa c’è una prestigiosa azienda, la citata Toroidy Transformatory Lachowski, vale a dire il più insigne produttore di trasformatori toroidali esistente in Polonia, forte di circa sessantacinque dipendenti. Si tratta di una realtà con trentacinque anni di attività sulle spalle, la quale prima dell’ingresso sul mercato della Fezz (in buona sostanza una sua costola) era dedita alla costruzione di toroidali per uso audio e per conto terzi, compresa una serie dedicata all’autocostruzione.
Con quell’orgoglio e onestà tipici del popolo polacco, si è voluto che quasi tutta la componentistica fosse di produzione nazionale, anche i processi di piegatura e verniciatura dei telai vengono fatti in casa. Nel reparto di tornitura realizzano i piedini e le manopole. Il mio occhio indiscreto non ha voluto rinunciare di certo alla classica “Visual Inspection”, che conferma la buona fattura dell’amplificatore integrato, di stampo squisitamente artigianale. Il fatto di essere prima di tutto costruttori di trasformatori mette quindi l’azienda in una posizione d’indubbio vantaggio e l’audiofilo più smaliziato sa bene quanto conti in un valvolare la qualità del trasformatore d’uscita. La scelta è ricaduta per’altro sui toroidali, meno costosi dei modelli a lamierini, poiché la costruzione può essere fatta a macchina, e “geneticamente” superiori in quanto la resistenza parassita dell’avvolgimento in questi è molto più bassa, a parità d’induttanza, di uno a lamierini. Cosa che si traduce anche in una miglior capacità di pilotaggio. Senza voler anticipare i risultati delle misure, come volevasi dimostrare alla risposta in frequenza ho apprezzato una banda passante molto ampia, soprattutto sulle alte frequenze. Un trasformatore d’uscita con delle ottime caratteristiche elettriche per di più non costringe a usare un alto tasso di controreazione per allargare la banda passante e ridurre i tassi di distorsione. Soprattutto consente di adottare uno schema circuitale più semplice, con il risultato di una maggior purezza sonora, se vogliamo aderire al credo di “less is more”. Alla Fezz Audio piace coccolare i propri clienti. I set di valvole vengono a loro forniti a prezzi decisamente vantaggiosi. Un eventuale “retubing” viene attualmente a costare dai ventotto euro, per l’α Lupi, sino ai 262 euro del Mira Ceti, che monta le più costose 300B. La reperibilità inoltre non è un problema.
FEZZ AUDIO α LUPI
ANALISI DI UN CAMPIONE DI BEL SUONO
Tipo: Amplificatore integrato stereo
Modello: α Lupi
Potenza d’uscita: 2 x 10 Watt
Architettura circuitale: Push-Pull, classe AB1
Impdenza d’uscita: 4 Ohm/8 Ohm
Ingressi: 3 linea sbilanciati (RCA)
Distorsione armonica totale: <0,3%
Risposta in frequenza: 20 Hz – 120 kHz (-3dB)
Consumo di corrente: 90 Watt
Fusibile AC: 3,15 T
Peso netto: 9,5 kg
Dimensioni: (Larghezza x Profondità x Altezza): 355 x 340 x 150 mm
Valvole: 4 PCL86
Ma come si presenta quest’integrato valvolare?
Potremmo sinteticamente dire che è essenziale, di squisita fattura artigianale, nell’insieme un indovinato mix di fascino vintage e tecnologia moderna (nei pregiati trasformatori). L’imballo è in cartone e una volta aperto mostra un “packaging” molto ordinato. Rimuovendo il foglio di poliuretano superiore, si può accedere agli elementi forniti all’acquirente, che sono il corpo dell’amplificatore (contenuto in un robusto sacchetto di juta), quattro valvole Polamp PCL86, la griglia nera di protezione delle valvole (verniciata a polvere), un cavo di alimentazione standard, il manuale utente (scaricabile dal sito ufficiale anche in formato Pdf), e – finezza – un bel paio di guanti bianchi, utili per maneggiare l’apparecchio senza lasciare antiestetiche impronte. Cavo di alimentazione e valvole sono contenuti in una vaschetta di poliuretano a due compartimenti. Ogni modello può essere fornito nelle tre diverse colorazioni, piuttosto inusuali nella produzione corrente, di rosso bordeaux, nero o bianco. Il telaio è in acciaio saldato, con dei profili perfettamente raccordati, e dà al tatto una bella sensazione di compattezza e solidità. Due bottoncini di silicone sono incollati alla base della griglia di protezione valvole, allo scopo di non rovinare la verniciatura del telaio nel punto di contatto. Il frontale ospita al centro una targhetta con il logo del marchio, ai lati troviamo le classiche manopole presenti nella totalità degli amplificatori integrati, vale a dire quella del volume e della selezione ingressi, che sono tre sbilanciati (RCA) di livello linea.
Particolare è la struttura di queste manopole, non le solite lisce ma con i bordi zigrinati per una miglior presa. Una tacchetta indica la posizione di rotazione. Anche le serigrafie sembrano belle robuste e dovrebbero resistere bene a eventuali sfregamenti. Dietro i quattro zoccoli in Teflon per l’alloggiamento dei tubi c’è la calotta nera che nasconde alla vista i due trasformatori d’uscita, rigorosamente toroidali come tutti quelli presenti nella produzione Fezz Audio. Cautelativamente, il produttore ha apposto due piccole etichette adesive in prossimità della parte posteriore, tra fondo e fianchetti laterali, che una volta lacerate fanno decadere la garanzia. Spero non se ne avrà a male il buon Germano se ho dovuto toglierle per accedere all’interno, ma non volevo trascurare la “Visual Inspection”, la quale ha rivelato delle cose interessanti. Il lato B, “more solito”, ospita il parco connessioni con le sei prese RCA per i tre ingressi linea disposte a sinistra, seguono altrettanti Binding Post per il collegamento dei diffusori, dei multifunzione molto robusti che accettano banane, forcelle e cavo spellato, hanno una copertura in plastica per scongiurare il rischio di eventuali contatti. Ma perché sei e non quattro? Per il semplice motivo che le uscite diffusori sono due per ogni canale, una da 8 e l’altra da 4 Ohm. A destra c’è infine la placca che ospita la vaschetta IEC per il collegamento del cavo di alimentazione e un piccolo vano per il fusibile AC.
Per avere accesso all’interno dell’α Lupi bisogna metterlo al rovescio e rimuovere le dodici piccole viti con testa a croce che tengono il pannello inferiore solidale al telaio, nell’operazione si notano i quattro robusti piedini metallici gommati alla base. L’interno mostra essenzialmente quattro elementi, che avallano la semplicità progettuale e costruttiva del Fezz: un trasformatore dedicato all’alimentazione, un induttore impiegato nell’alimentazione (il più piccolo), la quale è di tipo induttivo come in tutti gli amplificatori Fezz, e una sola PCB che ospita tutta la componentistica elettronica. Molto ordinato appare il cablaggio.