Addio alla radio FM – La Norvegia la abbandona per prima

Ma forse, nostalgia a parte, non è un male assoluto. Ecco come e perché la Norvegia ha deciso di chiudere in modo definitivo la radio FM.

Il ronzio della radio FM, l’accurata ricerca manuale del canale giusto e la spasmodica attesa di una canzone – “quella” canzone – hanno accompagnato per decenni generazioni di adolescenti.

Soprattutto a partire dagli anni Sessanta e Settanta in poi la radio FM è stato il veicolo principale attraverso cui il Rock, il Folk, il Pop hanno raggiunto milioni di ascoltatori in tutto il mondo, creando a tutti gli effetti un importantissimo livello della cultura popolare.

Il digitale conquista la radio

Naturalmente tutto scorre, e il vecchio adagio è ancor più valido per tutto ciò che riguarda il progresso tecnologico: pare che sia giunto ormai il tramonto dell’ FM e che il futuro sia tutto in mano al DAB (Digital Audio Broadcasting).

A segnare nella storia il giorno e l’ora (e anche il minuto) di questo passaggio epocale ha provveduto la Norvegia, che ha cominciato dalla fine delle scorso anno a smantellare il proprio sistema nazionale di radiotrasmettitori in modulazione di frequenza, sostituendolo progressivamente con un sistema di trasmissione totalmente in digitale. Si prevede che l’operazione duri diversi anni e che l’ultimo ripetitore sarà spento definitivamente nel 2017.
Il provvedimento è diventato operativo a partire dalle ore 11:11 dell’ 1/11 2016. Una scelta emblematica: la sequenza di quattro 1 fa riferimento al codice binario, il cuore della trasmissione dati nell’epoca digitale.

Quando la geologia si oppone

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Viene abbastanza naturale chiedersi quali siano stati i motivi che hanno portato uno Stato a compiere questa complessa opera di smantellamento, e le risposte sembrano estremamente ragionevoli: innanzitutto in Norvegia è estremamente difficile diffondere il segnale FM a causa della morfologia del territorio: le montagne e i fiordi norvegesi rappresentano dei forti ostacoli alla trasmissione del segnale, e per questo motivo è necessario un gran numero di trasmettitori per fornire alla nazione una copertura radio adeguata. Come se non bastasse l’inospitale clima norvegese rende necessari frequenti interventi di manutenzione sugli impianti, cosa che contribuiva ad aumentare il costo di mantenimento del sistema.
La Norvegia quindi è il primo stato a compiere il grande passo verso la totale digitalizzazione del sistema di trasmissione radio. Quali saranno i vantaggi? E saranno tali da valere il sacrificio del valore storico dell’FM? Sembra di sì, e i Norvegesi non sono un popolo nostalgico, quindi molto probabilmente non piangeranno sulle frequenze azzittite per sempre.
Cos’è nello specifico il DAB? A volerne dare una definizione tecnica corretta si tratta di “uno standard di radiodiffusione digitale che nella versione DAB+ permette la trasmissione sonora di programmi radiofonici con qualità paragonabile a quella di un compact disc.”

La nuova digital radio e i suoi vantaggi

I vantaggi indiscutibili rispetto alla tradizionale radio FM non possono essere trascurati: assenza praticamente totale di interferenze sul segnale, ricerca automatica della stazione a partire dalla posizione geografica del ricevente, la possibilità di ospitare più segnali sullo stesso canale senza interferenze tra di essi, cosa che comporta un costo minore degli impianti di trasmissione necessari per ogni canali (ogni impianto trasmittente DAB infatti riesce a servire un “bouquet” di 12 – 18 canali).
Ovviamente, ci sono alcuni svantaggi: rispetto al segnale radio analogico, il segnale radio digitale necessita di più ripetitori per coprire una stessa area; di conseguenza un impianto trasmittente godrà di un minor bacino di utenza rispetto a un impianto analogico posto nella stessa posizione.

Worlddab.org è il sito di riferimento per chiunque voglia essere aggiornato sulla diffusione di quello che potremmo definire “modello norvegese”: su questa pagina web vengono infatti raccolti tutti i dati in merito alla diffusione della radiodiffusione in digitale.

La Radio Digitale in Italia

E’ notizia recentissima (7 Febbraio 2017) che è pronta a partire in Italia una nuova campagna marketing della DigitalRadio.
Tra i dati che saranno resi noti attraverso 13 emittenti nazionali e numerose emittenti locali riguardano la diffusione del sistema DAB sulle auto di nuova produzione (in continuo aumento) e la soddisfazione di coloro che già utilizzano una radio DAB in automobile(il 79% degli Italiani) e che usufruiscono di testi e immagini in riferimento alla canzone che si sta ascoltando, oltre a un numero sempre crescente di contenuti prodotti per questo nuovo canale. Entro il 2017 si conta di coprire il 90% del territorio nazionale.
DAB Italia e EuroDAB Italia sono gli operatori di rete che si stanno occupando di promuovere un piano di sviluppo organico della nuova tecnologia di trasmissione nel nostro paese. Queste due aziende forniscono servizi di trasmissione già a moltissime stazioni radio conosciutissime in Italia che, con le sue oltre mille stazioni trasmittenti, gode di una ricchezza radiofonica unica al mondo.

Il futuro della radio

3PeopleRadio

Questa è la realtà dei fatti relativa al prossimo futuro: la radio analogica sparirà e – come sempre quando si parla di analogico – i veri audiofili saranno pronti a vestirsi a lutto quando uno a un verranno spenti i trasmettitori FM italiani. Cerchiamo però di guardare alla cosa con oggettività, senza farci prendere da facili sentimentalismi.
La qualità del suono trasmesso dalle stazioni radio cambierà davvero così tanto rispetto all’attuale diffusione in analogico?
Molto probabilmente no, poiché (una rivelazione che spezzerà il cuore di qualcuno), le stazioni radio oggi non trasmettono musica riprodotta da supporti analogici, ma musica in formato digitale.
Ascoltare musica da MP3 trasmessa in analogico è davvero molto meglio rispetto all’ascoltare musica riprodotta da un supporto digitale e trasmessa in digitale? Purtroppo no.
Anzi, c’è da considerare che le trasmissioni in FM giustificano in qualche modo l’imperversare della “loudness war”, ovvero l’uso della compressione dinamica per aumentare artificialmente il volume percepito della musica, permettendo così all’ascoltatore di sentire un brano musicale al di sopra del frequente fruscio prodotto da un ricevitore radio FM ma allo stesso tempo rendendo veramente orribile la qualità sonora della musica trasmessa.
Se è vero che la trasmissione in digitale annulla ogni forma di interferenza, la loudness war non ha più motivo di essere combattuta, per la gioia di chi sa cosa sia la qualità sonora.

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