ACME Elettronica… Operazione nostalgia

Bentrovati,

Quello che voglio riportarvi è un articolo che Alfredo di Pietro di Nonsoloaudiofili scrisse diversi anni fa (ormai dieci) in seguito a una sua visita alla nostra saletta di Gaglianico (Biella). L’ho riletto recentemente e mi sono rivisto con una certa nostalgia (e una certa nostalgia per il colore dei capelli 🙂 ).

Dopo tutto questo tempo molte cose sono cambiate, la saletta di Biella è stata affiancata da quelle di Milano e Roma, molti degli apparecchi che allora popolavano la showroom non sono più là. Il tempo passa e anche le scelte si fanno più mature e consapevoli, magari più rischiose, ma di soddisfazione enormemente maggiore.

Vi lascio a questo momento di nostalgia… Buona lettura!

P.S. Un ringraziamento ad Alfredo di Pietro per avermi concesso di ripubblicare il suo materiale.

Ears modificato

 

Nello storico di “Non solo audiofili” c’è un bel po’ di materiale che per vari motivi non sono mai riuscito a trasformare in articoli compiuti. Ascolti con amici, anche autocostruttori, recensioni di cavi, report di manifestazioni, visite a negozi, tutte cose rimaste a mezz’aria, come si suol dire, in cui la ferma intenzione di ricavarne dei pezzi da pubblicare con il tempo è andata scemando. E’ proprio vero, se non si batte il ferro sinché è caldo questo si raffredda… Spero non me ne voglia quindi l’amico Germano Ricci, che nel novembre del 2009 mi accolse con grande gentilezza nel suo negozio, se la mia visita da lui non fu mai immortalata. In quell’occasione scattai diverse foto, registrai quanto diceva, gli feci anche una piccola intervista, tutta documentazione che come le altre ho gelosamente custodito, forse inconsciamente consapevole che un giorno mi sarebbe servita. Un salto temporale di sei (ormai dieci n.d.r.) anni ci porta ai nostri giorni. Siamo nell’aprile 2015 quando mi arrivano a casa una coppia di fiammanti Cantico CX8 Monitor da recensire, quanta acqua è passata sotto i ponti e quante cose sono cambiate nel frattempo! Il mio sito è cresciuto, si è arricchito di nuove cose, tassello dopo tassello. La mente è subito riandata a quell’inverno 2009, ecco venuto il momento di rispolverare quelle foto e il voice recording mi sono detto, se non altro Germano proverà piacere (o nostalgia?) nel vedersi di sei anni più giovane…

Vecchie 01

Spira una brezza di sano eclettismo nell’azienda di Germano Ricci, in quel di Gaglianico, sin dal nome scelto da questo autentico “One Man Band” per definire il suo ambito d’interessi. Nell’acronimo ACME (A Company Making Everything) s’identifica non un laboratorio immaginario come nell’universo Looney Tunes dei cartoni animati, ma una solida realtà imprenditoriale sorretta da una visione molto ampia del concetto di riproduzione audio. La larghezza di vedute non è evidentemente considerata un optional, ma viene a galla la tendenza a combinare modelli e metodi diversi che approdano a un’unica desiderata: rispettare e servire la musica agli appassionati nel miglior modo possibile. E’ una scelta da apprezzare senza riserve, in grado di portare una boccata di aria fresca in un mondo che spesso e volentieri tende ad appiattirsi su soluzioni stantie. L’aria che attualmente si respira nell’Hi Fi nostrana non è delle migliori, la crisi economica ha ridotto inesorabilmente il volume di vendite inducendo molti operatori a volgere lo sguardo verso mercati più propizi, né sul versante culturale il panorama è più roseo. Non esiste praticamente una divulgazione capillare che riguardi la cultura del buon suono, nei forum assistiamo a un viraggio di atmosfera sempre più orientato verso la polemica, sovente sterile e pretestuosa o, peggio, messa in atto per puntellare le tesi di qualche sedicente guru. Per tentare di risollevare una situazione claudicante, molto meglio è rivolgersi verso la parte sana di questo cosmo, intendendo con questa gli operatori competenti che si rimboccano le maniche e lavorano secondo principi di onestà, a vantaggio dei veri appassionati che amano la musica avendo compreso l’importanza di una corretta riproduzione.

Vecchie 02

L’esordio dell’azienda ACME è piuttosto lontano nel tempo, risale al 1999, quando il suo fondatore per il 90% del tempo faceva l’informatico e si occupava di consulenze ad aziende in zona. Già prima di quella data però aveva un discreto seguito di appassionati molto contenti di farsi costruire un oggetto Hi Fi da lui. Il passo successivo fu quello di ufficializzare la sua attività, fu aperta una partita IVA con la possibilità sia di vendere che fabbricare apparecchi elettronici di alta fedeltà. A quei tempi risale una piccola produzione di oggetti che ancora oggi Germano ricorda con affetto, i primi tentativi furono due kit per l’autocostruzione di un amplificatore a triodi Single-Ended e un diffusore monovia a linea di trasmissione. In quegli anni avvenne la sua formazione sui banchi del liceo scientifico, del politecnico frequentato sino al quarto anno nella specialità telecomunicazioni, indirizzo a metà strada tra l’elettronica e l’informatica. “In seguito mi sono fermato e ho cominciato a lavorare per conto mio”, racconta Germano, “Per diversi anni ho dedicato poco tempo all’alta fedeltà. Nel 2001-2002 aprii la prima saletta d’ascolto a Biella, ben camuffata, dove già da allora si accedeva solo per appuntamento e non era possibile trovarmi arrivando fuori orario”. Si tratta di una consuetudine che Germano ha sempre conservato per rispetto suo e del cliente. Rimase lì un paio d’anni, all’inizio proponeva ancora le sue cose e poi, poco dopo, iniziò una collaborazione con l’importatore di Audio Tekne.

Vecchie 03

Nei suoi ricordi c’è una “mitica” dimostrazione organizzata con lui proprio a Biella, dov’era venuto Kiyoaky Imai in persona. Il sodalizio andò avanti per diversi anni. Gli Audio Tekne sono apparecchi molto esclusivi, considerati da un parterre di estimatori non ampio. Parallelamente a questa esperienza, iniziò a trattare anche qualche marchio commerciale tipo Klipsch e Audio Note nel settore valvole e alta efficienza. Pian pianino il discorso si è sviluppato mettendoci dentro cose diverse, marchi importanti come McIntosh, Accuphase, i grossi sistemi Klipsch, Tannoy. Questo avveniva essenzialmente con poche variazioni per qualche anno. Il 2004 fu in un certo senso un anno di svolta: dalla sede di Biella l’attività si trasferì a Gaglianico e l’assortimento di marchi trattati su ampliò ulteriormente. Tradizionalmente la ACME ha da tanti anni un rapporto piuttosto consolidato con MPI, sono stati i primi con cui ha cominciato a lavorare. Da circa otto anni a questa parte sono stati introdotti altri brand meno noti, ma di sicuro interesse, trattati da piccoli distributori. Quando sceglie un collaboratore, Germano è molto attento anche alla persona, alla sua serietà e affidabilità e non solo agli oggetti che tratta. Ciò che cerca con questi nuovi marchi si può sostanziare nel termine “uniformità”, elemento secondo lui importantissimo. L’uguaglianza dei listini, almeno a livello europeo, la ritiene basilare per cominciare a intessere un rapporto di lavoro. Si dichiara fermamente deciso a non trattare più marchi che abbiano dei prezzi in Italia fuori da ogni logica o comunque completamente diversi da quelli dei nostri confinanti.

Vecchie 04

Il secondo importante requisito è la correttezza, non solo dal punto di vista commerciale ma anche da quello progettuale e sonoro. “Non credo ai superlativi da rivista, quando riesco a trovare degli apparecchi che mantengono le promesse per me è sufficiente. Incontrare sulla mia strada l’onestà lo ritengo già un buon risultato. Non dò credito alla fola che un apparecchio da mille euro possa suonare come uno da tremila o diecimila, l’importante è che sia verificato un corretto rapporto prezzo/prestazioni. Non credo ai cosiddetti “ammazzagiganti” ma piuttosto ai giganti dai piedi d’argilla, nel senso che se quello in questione non si regge in piedi, allora davvero basta il mingherlino per buttarlo a terra. Quando si confronta un T-Amp con amplificatori da mille euro per esempio, per me questo resta un oggetto da poco ma l’amplificatore più costoso è ancor più modesto perché, evidentemente, va peggio del T-Amp. L’importante è che quando si acquista un oggetto Hi Fi si venga in possesso di una sostanza corrispondente al prezzo pagato”. Se Germano ritiene che una cosa non rientri negli standard per il suo concetto di alta fedeltà, decide semplicemente di non venderla.

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Si parlava di sorti dell’Hi Fi… ci sarebbe da chiedersi cosa diverrebbe l’attuale panorama audio se operatori, venditori e produttori tutti si ispirassero a questi sani principi e se, quando si acquista un oggetto Hi Fi, si può essere ragionevolmente sicuri di venire in possesso di un apparecchio il cui prezzo è conforme al suo valore. Sarebbe un mondo semplicemente migliore. Forse è un’utopia pensare che questo principio venga praticato da tutti, ma certamente è confortante sapere dell’esistenza di persone che ci credono e si comportano di conseguenza.

INTERVISTA A GERMANO RICCI

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Alfredo Di Pietro: Il signor “Cantico”, come qualcuno ti ha definito, è una figura eclettica, al centro di un’articolata realtà votata alla riproduzione audio. Ma il patron della ACME, al di là dei soprannomi, si sente più distributore, rivenditore, costruttore, progettista o sound engineer?

Germano Ricci: E chi lo sa? Intanto la ACME si chiama così non per niente. Il vecchio acronimo sta per “A Company Making Everything”, cioè un’azienda che fa di tutto, cosa che si addice abbastanza al mio carattere. Non sono un musicista, non ho mai avuto nessuna predisposizione in tal senso, ma sostanzialmente credo che avvicinandosi al mondo della riproduzione audio sia necessario avere una competenza diversa da quella verticale di un tecnico che si muove in un ambito preciso. Nel momento in cui voglio ascoltare della musica riprodotta, entrano in campo tutta una serie di variabili che partono dalla registrazione per passare all’amplificazione e altro, sino ai diffusori e l’acustica dell’ambiente. Secondo me prescindere da una qualunque di queste materie limita tantissimo la capacità di fare qualcosa di mirato. La mancanza di competenza in uno di questi campi rende impossibile capire alcuni passaggi e di conseguenza impedisce di arrivare ai risultati voluti.

Ne faccio proprio una questione di cultura della riproduzione. Per progettare un diffusore o, come facevo ai tempi dell’università, un amplificatore, bisogna sapere cosa succede prima e dopo quello che stai facendo. E’ opportuno conoscere il funzionamento di un microfono, dell’orecchio, non solo l’apparecchio che stai sviluppando ma anche quello che c’è prima e dopo. Detto questo, è molto divertente saper fare tante cose, mi dà grande soddisfazione poter praticare e discutere tante materie, sicuramente non con lo stesso livello di competenza. Ritengo giusto focalizzare la mia attenzione in determinati campi, non solamente in termini di impegno personale ma anche materiale, finanziario e di tempo, visto che siamo nell’ambito di una professione.

ADP: I tuoi diffusori utilizzano altoparlanti coassiali professionali di alta qualità. Hai per caso voluto affrancare la Home Hi Fi da certe limitazioni, mettendo anche a tacere i denigratori dei “conini”?

GR: Mi permetto di dire, per quelli che sono i miei parametri, che la maggior parte degli altoparlanti che si usano per l’Hi Fi sono oggetti costruiti con gran dispiego di parole e materiali esotici ma presentano una altrettanto grande ristrettezza di buoni concetti e di funzionalità. Il problema quindi era trovare prima di tutto trasduttori funzionali e funzionanti per poi adattarli alle esigenze dell’alta fedeltà. E’ chiaro che se io prendo un cono professionale, lo avvito in una cassa e lo faccio suonare questo non avrà certo quei requisiti minimi di base per una riproduzione Hi Fi, come una risposta in frequenza decente. Noi della ACME smontiamo gli altoparlanti professionali e li modifichiamo per ottenere delle caratteristiche di riproduzione ad alta fedeltà, unite però a una funzionalità, affidabilità e robustezza che sono tipiche del professionale. In Hi Fi questi parametri sono veramente tirati per il collo, quando ci sono. Detto molto francamente, i cosiddetti “conini” non sono oggetti che io ritengo idonei da utilizzare perché sforniti dei requisiti minimi. Un altoparlante con una sensibilità di 85 dB che a 95 dB comincia a distorcere in maniera inaccettabile e prima dei 100 dB si è anche rotto, personalmente non lo ritengo un oggetto adeguato. Non pretendo che questi concetti debbano essere accettati da tutti, ma per quanto riguarda me è così. In definitiva, nella mia produzione si parte da trasduttori dotati di ottime potenzialità in certi parametri, donando loro quelle caratteristiche ritenute desiderabili per l’Hi Fi.

E’ inutile avere un amplificatore capace di 80 dB di dinamica quando un altoparlante per Hi Fi medio, fra la soglia di minimo volume ascoltabile e quella con un livello di distorsione tollerabile è poi soltanto di 15 o 20 dB. Il mio scopo è raggiungere una timbrica corretta, unita a una dinamica realistica, il che non vuol dire abbattere le porte ma avere una capacità di riprodurre correttamente anche le dinamiche più piccole. Non avere compressione ad alta potenza va bene, ma non è il fine ultimo, l’importante è riuscire a riprodurre i segnali di più basso livello senza che questi vadano persi nell’inerzia di un cono a bassa sensibilità. E’ questo sostanzialmente il problema: contrasti dinamici corretti. Non dobbiamo sonorizzare una piazza o uno stadio ma un salotto, però in questo dev’essere raggiunta una dinamica realistica, mi preme ribadire che non parlo di pressione sonora ma correttezza dinamica, cioè il giusto rapporto fra piccoli e grandi segnali. Tutti devono essere presenti, evitando l’effetto di mascheramento dei grossi segnali sui piccoli. Evitare quindi pressioni sonore insulse, quando non servono, e mantenere intatta la ricchezza del segnale, per quanto è possibile.

ADP: A quale tipo di audiofilo si rivolgono i sistemi Cantico?

GR: Nessuno in particolare. Se per audiofilo intendiamo l’appassionato con l’impianto “firmato” dall’inizio alla fine no, non glieli consiglio e neanche glieli darei volentieri. Preferirei che andassero in mano a un soggetto più “interessante”. Al contrario, se qualcuno ha piacere di ascoltare un po’ di musica, allora quanto meno suggerisco di provarle. Bisogna un po’ affrancarsi dagli stereotipi ancora condivisi per cui se non c’è il tweeter particolarmente in evidenza piuttosto che un basso che coglie allo stomaco (ammesso che serva ascoltare con questo) quella non è alta fedeltà. Non è certo questo l’uditorio giusto per le mie Cantico. Se invece s’insegue una musicalità fuori dal comune, un certo senso di realismo, una piacevolezza, una godibilità all’ascolto di un certo tipo allora si e dimentichiamoci anche i vecchi coassiali inglesi della tradizione, tipo i Tannoy, perché siamo davvero molto distanti da quel tipo di suono. Non si tratta di un suono volutamente “Vintage” o chiuso, tipico dei vecchi coassiali. Principalmente, quello che ho cercato di conseguire è la maggior coerenza possibile in termini di velocità tra woofer e tweeter.

Sperando di non irritare nessuno con questo esempio, il problema dei coassiali Tannoy più vecchi è sempre stato di avere una membrana del woofer estremamente pesante e perennemente in ritardo rispetto al midrange/tweeter, oltre ad avere un driver molto limitato in alto. Nel caso delle Cantico, il fatto che il woofer abbia un motore poderoso dà proprio la misura di questo tipo di ricerca: rendere l’altoparlante il più veloce possibile per evitare lo stacco (che è sempre sgradevole) tra un alto a tromba, intrinsecamente molto veloce, e un woofer in affanno. Si, la dolcezza del suono non deve mancare, ma un suono gradevole non dev’essere necessariamente lento e poco articolato. Non dimentichiamo che i diffusori Cantico sono nati per esigenze di studio (il mio). Sulla base di questa necessità ho escluso una serie di opzioni, tra cui anche delle Tannoy da studio, Genelec, PMC e, dopo una serie di passaggi, sono giunto alla conclusione che se avessi voluto un monitor come dicevo io, avrei dovuto farmelo. Così sono nati i prototipi della CX15 ma con un mobile più piccolo, da 150 litri scarsi, più compatti e maneggevoli per uno studio di registrazione. In seguito sono arrivate le piccole, le quali seguono anche loro la filosofia di una fondamentale correttezza di riproduzione, dalla quale non si può prescindere.

ADP: Le CX8 Monitor si presentano come una versione in formato ridotto delle CX8, le quali promettono una gamma bassa più importante ma soprattutto rivelano una complessità progettuale ben superiore. Puoi parlarci più dettagliatamente delle Monitor e magari dei tratti che hanno in comune questi due modelli?

GR: Le CX8 e CX8 Monitor hanno in comune essenzialmente il nome e l’altoparlante, il B&C 8CX21. Prendono però rapidamente strade diverse già a partire dal trattamento che subisce il trasduttore, in ragione del fatto che il caricamento del woofer è differente. Invece i ritocchi al driver sono gli stessi. Il carattere della cassa nel suo insieme è un po’ diverso, le grandi danno l’idea di una minor apertura, ma è solo una questione di equilibrio timbrico. La Monitor è stata pensata per essere una cassa compatta, non si poteva inserire una complicata linea di trasmissione in un cabinet da una trentina di litri, ecco che la scelta è necessariamente ricaduta sul Bass-Reflex, tra l’altro accordato in modo particolare. La configurazione di carico delle CX8 Monitor è molto simile a quella delle CX15, particolare che porta i due estremi della produzione Cantico a essere concettualmente simili.

Si tratta di un accordo non standard, individuato proprio per avere la frequenza di risonanza di woofer e accordo reflex piuttosto distanti tra loro, ragionevolmente spostati per evitare sovrapposizioni, sporcizia e quindi caduta dell’articolazione in basso. L’obiettivo è stato raggiunto a costo di sacrificare due-tre dB di pressione in gamma bassa: preferisco una minor SPL all’estremo basso e una corretta articolazione piuttosto che un accordo tradizionale, dove alla fine la gamma inferiore si riduce in uno stretto intorno alla frequenza di risonanza del sistema reflex.

ADP: Prevedi degli sviluppi in futuro per la tua produzione di elettroacustiche?

GR: Si e non in un futuro tanto remoto. Ci sono diverse cose sulla carta, tra cui una versione grande della CX15 che sfrutterà la stessa sezione medio-alti ma avrà l’appoggio di due ulteriori woofer in gamma bassa. Un sistema estremamente impegnativo da ogni punto di vista. Ci sono però ancora diverse questioni da affrontare proprio per la gamma inferiore, non ancora completamente definita nella soluzione da adottare, se attiva con un DSP a bordo e un intervento limitato all’estremo bassissimo piuttosto che una soluzione passiva, meno drastica. E’ prevista una versione più spinta della CX8 Monitor con crossover esterno, altoparlanti con magneti in Neodimio, una variante più evoluta della “Neo” già disponibile in catalogo che implementa non solo un magnete diverso ma miglior componentistica nel filtro crossover, insieme a qualche altro dettaglio diverso.

Il progetto più interessante sarà una versione della CX8 totalmente rivista, utilizzerà l’8 pollici in Neodimio mentre in gamma bassa ci saranno quattro woofer da 8″, sempre in Neodimio, per una notevole superficie radiante e l’integrazione di qualche supertweeter (in via di definizione il modello). Con ogni probabilità queste novità dovrebbero vedere la luce nell’arco dell’anno. Ulteriore nuova un sistema con woofer da 5″ nella categoria delle torri snelle, alto un metro e largo 20 cm. Si tratta di un tre vie che adopera un tweeter a compressione con magnete in Neodimio, mid- woofer da 5″ e woofer puro da 8″ collocato lateralmente sul fianco della cassa. Sarà nettamente meno efficiente dei monitor, con sensibilità intorno ai 90 dB/w/m. Sono in fase di studio delle soluzioni interessanti per la gamma bassa, carico reflex e un particolare crossover per gestire elettricamente lo smorzamento del woofer, evitando la tipica “gobbetta” in zona accordo. In questo caso l’accordo rientra nello standard.

Alfredo di Pietro

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