I Vinili che ogni audiofilo deve possedere (secondo noi) – Seconda parte

Secondo appuntamento con la raccolta dei vinili che non possono assolutamente mancare nella collezione di ogni amante della musica.

Vi ricordiamo, come abbiamo scritto nell’introduzione (che potete leggere nella prima “puntata” di questo speciale) che si tratta di una lista che, fra le altre cose, tiene conto anche del valore del vinile in quanto tale, cioè come oggetto, oltre che della qualità artistica e musicale.

Buona lettura!

1 – The Black Keys – Thickfreakness

I testi contenuti nel secondo album dei Blask Keys casualmente spiegano che “tutti i brani erano stati registrati e missati nel Dicembre 2002 da Patrick Carney ad Akron (Ohio) nello Studio 45 utilizzando la sua brevettata tecnica di registrazione chiamata ‘media fedeltà’”. Questo potrebbe sembrare come un noioso gergo tecnico finché non si scopre che ‘media fedeltà’ è un scherzoso riferimento al vecchio, inutile e per metà preso a prestito impianto analogico di registrazione usato per registrare l’album (un 388-8 track recorder Tascam del 1980) e che il loro “studio” era, di fatto, la cantina del batterista Patrick Carney.
Registrato durante una sessione no-stop di 14 ore, Thickfreakness è il duo di Ackron ridotto al loro affascinante, sconclusionato, nocciolo di blues sporco che tanto rievoca Junior Kimrough.
Carney picchia sulla batteria come un Thor dalla chioma ribelle e la voce di Dan Auerbach è da ventitreenne che va per i 60, piena di sigarette e di ghiaia … in altre parole perfetta per un album garage – rock blues su cui vale la pena di sbavare.

 

2 – Blur – Think Tank

Damon Albarn è conosciuto per una miriade di successi che hanno costellato la sua carriera, lungo la quale dagli anni Novanta ai primi Duemila ha anche guidato la famosissima band Blur, fino a che nel 2001 cominciò il suo geniale lavoro come insospettabile leader dei Gorillaz. Nonostante il fatto che molti dei suoi album potrebbero trovare il proprio posto in questa lista, abbiamo inserito Think Tank non soltanto per la bellezza della musica dell’album, ma anche perché venne pubblicato con una rara cover di Bansky, un artista dei graffiti apprezzato a livello mondiale, un genio nel suo campo. A prescindere dalla bellezza che il suono dell’album acquista su vinile, anche solo incorniciare la copertina e appenderla accanto al giradischi fornirà un buon elemento dal quale far partire un’interessante conversazione musicale e artistica.

 

3 – Boards of Canada – Music Has the Right to the Children

Esistono alcuni artisti il cui suono sembra nato per essere inciso su vinile e i Boards of Canada si posizionano molto in alto su quella lista – prospettiva musicali complesse e stratificate, prodotte con ogni sorta di apparecchiature, ma che risultano ironicamente organiche e umane quando vengono trasposte nelle scanalature di un disco di cera. Combinando l’influenza di molti precedenti pionieri del panorama della musica elettronica(Aphex Twin, Brian Eno eccetera), i Boards of Canada li mescolano e li ricostruiscono in un modo che assomiglia al risolvere il cubo di Rubik del suono, spianando grazie a questo la strada per molte creazioni successive. Stiamo ancora sperimentando l’effetto di quest’album sulla musica elettronica 16 anni dopo, tanto da poter affermare che sia un elemento essenziale per qualsiasi collezione di vinili.

 

4 – Bob Dylan – Blonde on Blonde

Avremmo dovuto includere in questa lista dieci album di Bob Dylan perché il suo suono si presta terribilmente bene all’incisione su vinile, ma è facile individuare Blonde on Blonde come un elemento di spicco perfino nella sua discografia. Largamente riconosciuto come uno dei primi doppi album realizzati da un artista da major, Blonde on Blonde fu il settimo album in studio di Bob Dylan e uscì sul mercato nell’estate del ‘66. Nonostante il fatto che il disco contenga molti grandi pezzi di Dylan, la bellissima “Sad Eyed Lady of the Lowlands” (dalla considerevole durata di 11 minuti) fu registrata alle 4 del mattino in un solo take al termine di una sessione di registrazione durata 8 ore ed è una delle più grandi canzoni che si possano ascoltare lungo un solco di vinile.

 

5 – Bon Iver – Bon Iver

Un album dei più grandi geni artistici della nostra generazione nel suo momento migliore, il secondo album di Justin Vernon crea un pop da camera tanto intricato e affascinante quanto l’opera sulla copertina dell’album (un dipinto di Gregory Euclide). Esteso e basato sull’osservazione, l’LP si estende come un pezzo di musica classica, completo dal principio alla fine, diventando molto più che semplice musica folk. Registrato in una clinica veterinaria riadattata a poca distanza dalla casa in cui Vernon era cresciuto, c’è un senso di casa in ogni brano, che suggerisce una scoperta continua di quanto c’è di meraviglioso nel mondo che ci è familiare.

ENJOY!

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