Chi può permettersi la buona musica?

Un interessante articolo pubblicato su Audiostream offre un punto di vista su cui riflettere, che riguarda la qualità della musica che le persone ascoltano ai tempi di Internet e dello streaming illimitato e gratuito.

Tutto parte da una ricerca di Blackhawk Engagement Solutions, che ha intervistato 1757 persone provenienti da diverse fasce di reddito e di mercato. La ricerca, come accade molto spesso, si riferisce al mercato USA, ma la questione che solleva è, secondo noi, ugualmente valida in tutto il mondo.

Il punto di partenza è uno dei grandi punti interrogativi del nostro tempo: quanti servizi paghiamo mensilmente, cioè quanti “abbonamenti” ogni mese incidono sul nostro budget?

Secondo la ricerca, che ricordiamo essere riferita al mercato USA, quasi il 90 per cento delle persone paga per un abbonamento a Internet, seguito da un abbonamento cellulare. Poco più del 50% della popolazione paga per servizi di streaming come Netflix, che presto sbarcherà anche in Italia, mentre il 74 per cento paga la TV via cavo.

Questo, teoricamente, lascerebbe poco margine per i servizi di musica a pagamento. Le percentuali mostrate dallo studio però, rivelano una sorpresa.

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La percentuale dei servizi utilizzati infatti, è spalmata in modo quasi uguale su tutte le fasce di reddito. In altre parole, la volontà di pagare per l’ascolto di musica di qualità non è collegata al reddito. La musica di qualità, ancora una volta, non conosce limiti.

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